martedì 23 luglio 2013

Noi, e gli altri, cosa ci aspettiamo



Ieri ho avuto un'altra delle mie riflessioni folgoranti.
"In questo corpo, ci devo vivere solo io."
Sembra scontato, ma sappiamo bene che è tutto il contrario, ed è una presa di coscienza che occorre necessariamente fare.
E mi sono resa conto, improvvisamente, che qualunque problema io abbia, purché sia mentale, psicopatologico, psicosomatico e tutto ciò che volete...
Sarò sempre sola.
Perché nessuno capirà mai cosa c'è veramente nella mia testa.
Non so se vi è già capitato questo momento... a me sì, e mi sta dando forza.

Sono caduta talmente in basso quest'ultimo periodo, che mi sono resa conto che la sofferenza che mi affliggeva, e che io non combattevo, anzi aiutavo, era invisibile agli occhi di tutti.
Io ero\sono solo un corpo malnutrito, non una persona che soffre, con la quale dialogare, la quale far sfogare, e aiutare a rivivere a poco a poco.
Ho preso coscienza di questo fatto.
Il mio desiderio di essere come ero prima, cioè debole e prossima alla morte, è forte. Anzi, fortissimo. Ma cerco di cambiar idea, mi ripeto incessantemente che anche in quello stato, le cose non cambierebbero.
Sarei comunque invisibile, o anzi, un qualunque corpo di una qualunque ragazza martoriato per ragioni che nessuno comprenderebbe.
Perché dare agli altri questa chance?
Non la dò a nessuno. Me la tengo per me.
Allora allontano tutti, allontano quelli che non si sono meritati il mio malessere. Allontano la loro influenza negativa, perché più nessuno mi aiutava come desideravo, più cadevo in basso.




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