martedì 13 agosto 2013

Emotività e cibo

Sono sola, nella mia cameretta, ed è notte fonda.
Ho appena cenato, nonostante mi fossi imposta di non farlo... ma è successo.
Mi sento sommersa da una valanga di emozioni, tra cui il profondo, famoso senso di colpa.
Allora decido di scrivere. Qualcuno, prima o poi, leggerà? Spero di sì.

Sono ancora nel limbo, nonostante cerchi di farmi continuamente forza. Quell'incertezza che tutte voi conoscete... quel desiderio di andare avanti misto al desiderio di tornare indietro.
Ci sono giorni in cui il primo prevale sull'altro, altri in cui vince il secondo.
Mi rendo conto che questo incessante gioco di forze è fortemente, e dico fortemente, influenzato dalle emozioni che si provano.
Per esempio, analizzo questo mio comportamento condiviso da tante altre ragazze: mangiare di notte.
Perché mangiamo di notte?
Credo che le risposte siano molteplici.
Mangiamo sia per esasperazione, sia per fame fisiologica, sia per fame emotiva. Arriviamo ad un punto in cui l'equilibrio iniziale della giornata viene incrinato dal vuoto notturno. E' notte, tutti dormono, nessuno ci spia. Siamo libere di provare emozioni, di essere vive: allora mangiamo. Automatico, no?
Il digiuno della giornata, o le poche calorie della giornata, non ci permettono di non provare fame fisiologica ed emotiva. E si presentano, attaccano proprio quando le barriere malsane sono più "deboli".

Sappiamo anche che il tutto è influenzato dalle dinamiche sociali\famigliari. Per questo preferiamo mangiare quando siamo sole. Nessuno ci controlla. Le barriere si abbassano. I problemi diminuiscono. Tutto si disgrega: allora proviamo il vuoto. Lo colmiamo col cibo.
Ma è tutto un maledettissimo circolo vizioso!

Cerco di non farmene un problema. Cerco di vederlo come un minimo compenso all'insufficienza della giornata. Non vi dirò cosa ho mangiato, perché so che istiga al perseguimento dei propri ideali, come faccio io quando vedo i diari alimentari delle altre.
Ma so che non è sufficiente, e che quest'insufficienza si presenta, puntualmente, ogni sera.
Allora mi metto l'anima in pace e mi dico che come minimo indispensabile va bene, perché in ospedale non voglio tornarci, non voglio ritrovarmi di nuovo con flebo e tubicini vari, in balia di medici e psichiatri che ci capiscono meno di me.
Ma la lotta è dura. E' dura perché conosco il mio peso, ed è variabile. So che non è ai livelli del ricovero ospedaliero. Mi piacerebbe che tornasse a quel numero... che mi piaceva tanto, tantissimo. Ma cosa dico! Mi piaceva essere in ospedale?  No, no! Venivo solo trattata come un corpo, non come una persona con un cervello e un anima!

M.V.

6 commenti:

  1. ecco una che ti ha letta!
    che bello questo blog..tutto questo rosa..mi trasmette tranquillità..
    anche io lotto con il cibo..e mi abbuffo..
    in particolare proprio la notte..
    perchè mi sento più libera..libera di trasgredire..
    di mandare al diavolo limiti e capacità di controllo..
    il controllo..
    per ora siamo agli antipodi io ed esso..

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ti ringrazio! Ci ho lavorato tanto sulla combinazione dei colori. Sono felice di aver ottenuto ciò che cercavo...!

      Libera di trasgredire il controllo... il controllo che durante la giornata è dieci volte più forte... e ci manda avanti fino a che non crolla...!
      Che cosa senti di dover controllare tu, durante la giornata?

      Elimina
    2. a parte il poco cibo che provo a mangiare per seguire una dieta..
      credo le emozioni.
      non mi sento me stessa con la mia famiglia..specie con mia madre..
      mi sento non accolta..non 'riconosciuta'..e lascio che il cibo adempi questa funzione..
      sì il cibo è una persona per me.

      Elimina
    3. Non me ne sorprendo... le dinamiche famigliari sono importantissime!!! Neanche io sto bene con la mia. Mi fanno star malissimo, mi fanno disperare. Quando sto con loro, inspiegabilmente tornano i circoli viziosi, l'odio per tutto e per me stessa, la depressione... ma ho deciso di combattere, e ogni volta che li vedo e che sento di scivolare nel buio, me ne sbatto della loro presenza e me ne vado per dedicarmi ad altro, ad altri e soprattutto a me stessa, senza sentirmi in colpa del voltare le spalle alla mia stessa "famiglia".

      Elimina
  2. "Sono ancora nel limbo, nonostante cerchi di farmi continuamente forza. Quell'incertezza che tutte voi conoscete... quel desiderio di andare avanti misto al desiderio di tornare indietro.
    Ci sono giorni in cui il primo prevale sull'altro, altri in cui vince il secondo.
    Mi rendo conto che questo incessante gioco di forze è fortemente, e dico fortemente, influenzato dalle emozioni che si provano."

    Giá, io mi sento sempre come se fossi sul filo del rasoio..c'é una parte di me che vorrebbe tornare come quand'era piccola, non avere responsabilitá ed essere curata; ed é quella che con il corpo vuole esprimere bisogno ed essere piccola, per cui non mangia e cerca di non diventare grande..e poi c'é quella che vuole andare avanti, realizzarsi, ma é in costante lotta con l'altra.
    A volte una prende il sopravvento per un po, sentendo la voce dell'altra che cerca di fermarla.

    Di notte mi sento come se avessi corso per molto tempo e mi fermassi a prendere fiato..e li é il momento in cui in quella pausa devo mangiare, soprattutto quello che mi nego o che considero proibito, il cibo che ho paura possa farmi diventare come non voglio, ingrassare..
    La corsa sono tutte le cose che cerco di frenare, le emozioni inaccettate, le paure, o piú sostanzialmente di notte, come hai scritto nel mio blog, mi "svuoto" di tutte le cose che hanno riempito la giornata, per cui sento solo il vuoto e il silenzio..e vado verso la credenza..

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Che dire? Mi hai tolto le parole di bocca. Anche io mi sono sentita così nel periodo critico, quello del ricovero ospedaliero. Ero talmente bisognosa di amore, di accudimento, proprio come una bambina indifesa, da prevalere sulle morse della fame di mesi e mesi di restrizione (e anni di sensi di colpa).
      Poi c'è quella che vuole realizzarsi.
      Siamo come rondinotti sul limbo del nido... vogliamo saltare, ma abbiamo paura di non trovare appoggio una volta spiccato il volo.

      E' interessante come l'hai definito: mangiare per prendere fiato. La pausa in cui devi mangiare. Una corsa. Sì... mi ci ritrovo completamente anche io...

      Elimina